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Tesi etd-08132018-095218

Tipo di tesi
Master univ. II liv.
Autore
CAFERRI, GIORGIA
URN
etd-08132018-095218
Titolo
transcatheter closure of patent foramen ovale for secondary prevention in paradoxical embolism: a single center experience
Scientific disciplinary sector
ING-INF/05
Corso di studi
Percutaneous interventional treatment of structural heart diseases
Commissione
relatore Prof. BERTI, SERGIO
Relatore Prof. SANTORO, GENNARO
Parole chiave
  • ictus criptogenetico
  • paradoxical embolism
  • patent foramen ovale
  • PFO
Data inizio appello
17/09/2018;
Disponibilità
completa
Riassunto analitico
La possibilità che il forame ovale potesse rimanere pervio nell’età adulta era stato osservato già nel XVI secolo da parte di Leonardo Botallo. Si trattava di studi anatomici in cui si era dimostrata la comunicazione specillabile tra atrio destro ed atrio sinistro dimostrabile in sala settoria. Nel 1877 Cohnheim (Cohnheim J 1877) ipotizzò che la causa di un ictus fatale, apparentemente non spiegabile, in una giovane donna potesse essere secondario al passaggio “paradosso” di un trombo di origine venosa dall’atrio destro all’atrio sinistro mediante il forame ovale pervio (PFO). Venne quindi coniato il termine di embolia paradossa. Sulla scorta di osservazioni effettuate nei primi anni Novanta e descrizione di casi clinici, in cui sarebbe stato dimostrato il passaggio diretto di trombi attraverso il PFO, si è iniziato a progettare un device che potesse permettere la chiusura percutanea del PFO. Così, il primo device per la chiusura del forame ovale è stato impiantato nel 1992 (Bridges ND et al. 1992).Dal momento che l’ictus criptogenetico rappresenta circa un terzo di tutti gli ictus, la possibilità di una terapia fisiopatogenetica che potesse, almeno in una parte di questi pazienti, ridurre al massimo l’incidenza di eventuali recidive, si è da subito dimostrata molto intrigante.
Da allora si è assistito ad un rapido sviluppo e semplificazione della tecnica di impianto con un miglioramento dei device, che ha permesso una riduzione sempre maggiore delle complicanze, insieme a numerosi studi spontanei e non controllati, che suggerivano la superiorità della terapia interventistica, rispetto alla terapia medica con agenti antitrombotici. D’altra parte la pubblicazione di trial clinici randomizzati non ha prodotto i risultati sperati e ha gettato nuova confusione nell’identificazione della migliore terapia.
Riportiamo la nostra esperienza di singolo Centro nella chiusura percutanea della comunicazione interatriale per la prevenzione secondaria dell'embolia paradossa.
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