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Tesi etd-05142025-115808

Tipo di tesi
Corso Ordinario Ciclo Unico 5 Anni
Autore
FERRI, FILIPPO
URN
etd-05142025-115808
Titolo
Il diritto penale del nemico tra vecchie e nuove teorie: una nuova possibile nozione di nemico in materia penale alla luce dei limiti delle teorie tradizionali e del controllo di proporzionalità sulle tecniche di incriminazione
Struttura
Classe Scienze Sociali
Corso di studi
SCIENZE GIURIDICHE - SCIENZE GIURIDICHE
Commissione
Tutor Prof.ssa GAGLIARDI, MARIA
Relatore Dott. DI VETTA, GIUSEPPE
Presidente Prof.ssa SGANGA, CATERINA
Membro Prof.ssa MORGANTE, GAETANA
Membro Prof.ssa BIONDI, FRANCESCA
Membro Dott.ssa schneider, giulia
Parole chiave
  • Criminalità organizzata
  • Diritto dell'emergenza
  • Diritto penale
  • Diritto penale del nemico
  • Diritto penale preventivo
  • Funzioni della pena
  • Garantismo penale
  • Principio di proporzionalità
  • Teoria generale del reato
  • Terrorismo
Data inizio appello
09/06/2025;
Disponibilità
parziale
Riassunto analitico
L'elaborato verte sulla questione dell’analisi e della critica delle ricostruzioni più attestate nella letteratura penalistica della categoria, molto diffusa negli ultimi decenni, di diritto penale del nemico, e la proposta di una nuova possibile teoria capace di risolverne le aporie e i difetti più evidenti.
La prima teoria osservata è quella che origina dalla dottrina soprattutto tedesca e dal lavoro, notevolmente criticato ma per molto tempo al centro del dibattito internazionale, di Günther Jakobs, il quale, muovendo dalla realtà della lotta al terrorismo e ai grandi fenomeni criminali della contemporaneità, ha legittimato le riforme in atto in molti Stati postulando la possibilità di far coesistere all’interno di uno stesso ordinamento due diversi sistemi penali: quello in cui continuano ad essere inclusi i delitti comuni e la loro disciplina ordinaria, e quello che al contrario si rivolge ai crimini più pericolosi adoperando veri e propri strumenti di guerra, che negano anche i più consolidati diritti della persona.
Una seconda teoria, che gode di un impianto meno sistematico ma più diffusa tra i giuristi italiani, considera invece “nemici” in questo senso i soggetti pericolosi identificati per “tipi” e destinatari di una legislazione speciale, che operando deroghe ai principi del garantismo penale rafforza la capacità deterrente dell’ordinamento. In continuità con la dogmatica del delitto politico, oggetto di numerose critiche nel corso dell’età moderna ma tuttora esistente, l’autore del diritto emergenziale è considerato alla stregua di un “nemico interno” dello Stato, ancora dotato dei diritti umani e di cittadinanza ma fonte di un pericolo di fronte al quale l’ordinario trattamento repressivo si rivela insufficiente.
Una terza teoria, infine, è quella che si propone, e che si fonda sulla critica di entrambe le precedenti alla luce dei principi costituzionali ed internazionali cui l’ordinamento italiano è sottoposto, per immaginare i margini di un nuovo e diverso ruolo per la nozione di nemico nel diritto penale. Partendo cioè dall’idea che tali forme di diritto penale del nemico non offrano realmente un contributo utile – l’una perché riferita ad un oggetto radicalmente inaccettabile dal punto di vista costituzionale, l’altra perché incapace di risolvere il problema della distinzione tra diritto penale politico ed emergenziale e forme illegittime di penalità – cerca di ricorrere al rapporto di proporzionalità tra l’intervento punitivo e le sue finalità di tutela per individuare il confine tra la gestione del pericolo e la neutralizzazione simbolica del nemico.
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