Tesi etd-05152023-223828
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Tipo di tesi
Corso Ordinario Ciclo Unico 5 Anni
Autore
RASTELLI, AMELIA
URN
etd-05152023-223828
Titolo
Platform Markets e Digital Markets Act
Struttura
Cl. Sc. Sociali - Giurisprudenza
Corso di studi
SCIENZE GIURIDICHE - SCIENZE GIURIDICHE
Commissione
relatore Prof.ssa SGANGA, CATERINA
Presidente Prof. MARTINICO, GIUSEPPE
Membro Prof.ssa PALMERINI, ERICA
Membro Prof. BERTOLINI, ANDREA
Presidente Prof. MARTINICO, GIUSEPPE
Membro Prof.ssa PALMERINI, ERICA
Membro Prof. BERTOLINI, ANDREA
Parole chiave
- Digital Markets Act
- Platform Markets
Data inizio appello
12/06/2023;
Disponibilità
completa
Riassunto analitico
Gli ultimi decenni hanno visto l’avvento e il crescente sviluppo dei mercati digitali, che si differenziano grandemente da quelli c.d. analogici/tradizionali, in quanto al loro interno mutano le modalità con cui le imprese si rapportano tra di loro e anche con i loro consumatori finali, nonché la struttura stessa dei mercati di riferimento.
Il presente lavoro si propone pertanto di evidenziare i principali aspetti di rilievo in relazione ai rapporti tra le imprese che operano in questo contesto, nonché le relative problematiche.
Una volta fatto questo sarà possibile chiedersi quali risposte legislative siano state individuate per affrontare questi cambiamenti, e quali siano le principali questioni da sollevare per valutarne l’adeguatezza.
Una qualsiasi riflessione sui mercati di piattaforma e sugli strumenti utilizzati per regolarli non può prescindere da un’indagine di quelle che sono le loro peculiari modalità di funzionamento e delle dinamiche con cui operano le imprese al loro interno.
Una caratteristica particolarmente interessante di questi platform markets è legata all’elevata concentrazione che si registra all’interno degli stessi e alla conseguenza di pochi soggetti che detengono tutto il potere di mercato. Si rende quindi necessario esaminare quegli elementi di differenziazione tra i mercati digitali e quelli c.d. tradizionali, che potrebbero incidere su questa peculiare struttura.
Uno degli elementi più significativi a questo proposito sono i c.d. network effects positivi che intervengono al loro interno. Si può parlare di network effects positivi in riferimento al fatto che il valore percepito dei servizi offerti dalle piattaforme aumenta all’aumentare degli iscritti alle stesse.
Si tratta di una dinamica nuova rispetto a quelle dei mercati tradizionali, che rende necessario interrogarsi su quali siano le conseguenze di dinamiche di questo tipo sulla conformazione dei mercati di riferimento e sui rapporti tra le imprese al loro interno.
Un ulteriore elemento che deve essere analizzato è il ruolo svolto, nelle attività delle piattaforme, dai dati. Con l’avvento delle nuove tecnologie assumono infatti crescente importanza tutti i servizi connessi alla raccolta, combinazione, indicizzazione ecc. di questi ultimi.
Ciò spinge a porsi due ulteriori domande. In primo luogo, occorre chiedersi se e in che modo questo ruolo dei dati vada ad incidere sulle dinamiche di mercato, e in particolare se esso possa essere considerato un fattore determinante rispetto all’elevata concentrazione di cui si diceva poc’anzi.
Il secondo problema è invece relativo a come questi dati vengono utilizzati dalle imprese che li raccolgono per ottenere vantaggi competitivi rispetto ai propri concorrenti, specialmente quando tali concorrenti sono utenti delle piattaforme stesso.
Oltre ad interrogarsi sulle cause di questa peculiare conformazione del mercato, è necessario spostare l’attenzione anche sulle sue principali conseguenze e implicazioni. Un elemento che deve essere analizzato è lo squilibrio di potere tra le imprese di maggiori dimensioni sul mercato e quelle di minore rilievo.
Oltre agli abusi relativi allo sfruttamento dei dati, dovranno essere esaminate anche le pratiche di c.d. self-preferencing, ossia le condotte delle imprese che sfruttano le proprie infrastrutture a danno dei concorrenti che si servono delle stesse.
La seconda parte del lavoro tratta proprio degli abusi commessi dai titolari delle piattaforme servendosi delle loro infrastrutture, nonché rimedi tradizionalmente utilizzati prima della recente riforma: il diritto antitrust e la normativa europea a tutela dei dati personali (GDPR).
Il quadro fino a qui delineato ha subito una significativa evoluzione con l’introduzione regolamento 1925/2022, comunemente noto come Digital Markets Act, che ha come obiettivi la promozione della contendibilità e della correttezza nei mercati digitali.
Il Regolamento si applica ad una categoria di imprese rigidamente delineata, i gatekeepers. A queste imprese viene imposta una lunga serie di obblighi, che discendono direttamente dal fatto che i gatekeepers ricoprono nel mercato una posizione di particolare rilievo.
L’introduzione di questo Regolamento pone però diversi problemi, sia sotto un profilo sistematico, sia per quanto concerne le previsioni in concreto introdotte dall’atto.
La terza ed ultima sezione del lavoro si concentra quindi su come questa recente riforma abbia tentato di regolare l’attività delle piattaforme e delle possibili conseguenze di tale regolazione sui rapporti di impresa nel settore digitale e sui consumatori.
Il presente lavoro si propone pertanto di evidenziare i principali aspetti di rilievo in relazione ai rapporti tra le imprese che operano in questo contesto, nonché le relative problematiche.
Una volta fatto questo sarà possibile chiedersi quali risposte legislative siano state individuate per affrontare questi cambiamenti, e quali siano le principali questioni da sollevare per valutarne l’adeguatezza.
Una qualsiasi riflessione sui mercati di piattaforma e sugli strumenti utilizzati per regolarli non può prescindere da un’indagine di quelle che sono le loro peculiari modalità di funzionamento e delle dinamiche con cui operano le imprese al loro interno.
Una caratteristica particolarmente interessante di questi platform markets è legata all’elevata concentrazione che si registra all’interno degli stessi e alla conseguenza di pochi soggetti che detengono tutto il potere di mercato. Si rende quindi necessario esaminare quegli elementi di differenziazione tra i mercati digitali e quelli c.d. tradizionali, che potrebbero incidere su questa peculiare struttura.
Uno degli elementi più significativi a questo proposito sono i c.d. network effects positivi che intervengono al loro interno. Si può parlare di network effects positivi in riferimento al fatto che il valore percepito dei servizi offerti dalle piattaforme aumenta all’aumentare degli iscritti alle stesse.
Si tratta di una dinamica nuova rispetto a quelle dei mercati tradizionali, che rende necessario interrogarsi su quali siano le conseguenze di dinamiche di questo tipo sulla conformazione dei mercati di riferimento e sui rapporti tra le imprese al loro interno.
Un ulteriore elemento che deve essere analizzato è il ruolo svolto, nelle attività delle piattaforme, dai dati. Con l’avvento delle nuove tecnologie assumono infatti crescente importanza tutti i servizi connessi alla raccolta, combinazione, indicizzazione ecc. di questi ultimi.
Ciò spinge a porsi due ulteriori domande. In primo luogo, occorre chiedersi se e in che modo questo ruolo dei dati vada ad incidere sulle dinamiche di mercato, e in particolare se esso possa essere considerato un fattore determinante rispetto all’elevata concentrazione di cui si diceva poc’anzi.
Il secondo problema è invece relativo a come questi dati vengono utilizzati dalle imprese che li raccolgono per ottenere vantaggi competitivi rispetto ai propri concorrenti, specialmente quando tali concorrenti sono utenti delle piattaforme stesso.
Oltre ad interrogarsi sulle cause di questa peculiare conformazione del mercato, è necessario spostare l’attenzione anche sulle sue principali conseguenze e implicazioni. Un elemento che deve essere analizzato è lo squilibrio di potere tra le imprese di maggiori dimensioni sul mercato e quelle di minore rilievo.
Oltre agli abusi relativi allo sfruttamento dei dati, dovranno essere esaminate anche le pratiche di c.d. self-preferencing, ossia le condotte delle imprese che sfruttano le proprie infrastrutture a danno dei concorrenti che si servono delle stesse.
La seconda parte del lavoro tratta proprio degli abusi commessi dai titolari delle piattaforme servendosi delle loro infrastrutture, nonché rimedi tradizionalmente utilizzati prima della recente riforma: il diritto antitrust e la normativa europea a tutela dei dati personali (GDPR).
Il quadro fino a qui delineato ha subito una significativa evoluzione con l’introduzione regolamento 1925/2022, comunemente noto come Digital Markets Act, che ha come obiettivi la promozione della contendibilità e della correttezza nei mercati digitali.
Il Regolamento si applica ad una categoria di imprese rigidamente delineata, i gatekeepers. A queste imprese viene imposta una lunga serie di obblighi, che discendono direttamente dal fatto che i gatekeepers ricoprono nel mercato una posizione di particolare rilievo.
L’introduzione di questo Regolamento pone però diversi problemi, sia sotto un profilo sistematico, sia per quanto concerne le previsioni in concreto introdotte dall’atto.
La terza ed ultima sezione del lavoro si concentra quindi su come questa recente riforma abbia tentato di regolare l’attività delle piattaforme e delle possibili conseguenze di tale regolazione sui rapporti di impresa nel settore digitale e sui consumatori.
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