Tesi etd-09122018-230452
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Tipo di tesi
Corsi integrativi di I livello
Autore
GROTTERIA, FRANCESCA
URN
etd-09122018-230452
Titolo
Il dato personale nell’era dell’Internet of things: l’ipotesi dello schema proprietario
Struttura
Cl. Sc. Sociali - Giurisprudenza
Corso di studi
SCIENZE GIURIDICHE - Laurea Magistrale in Giurisprudenza (LMG-01)
Commissione
relatore Prof.ssa PALMERINI, ERICA
Relatore Prof. COMANDE', GIOVANNI
Presidente Prof. ROSSI, EMANUELE
Membro Prof.ssa MORGANTE, GAETANA
Membro Prof. FREDIANI, EMILIANO
Relatore Prof. COMANDE', GIOVANNI
Presidente Prof. ROSSI, EMANUELE
Membro Prof.ssa MORGANTE, GAETANA
Membro Prof. FREDIANI, EMILIANO
Parole chiave
- Nessuna parola chiave trovata
Data inizio appello
02/10/2018;
Disponibilità
completa
Riassunto analitico
La diffusione dei social network e dei servizi online il cui funzionamento è strettamente legato ai dati dell’utente ha destato l’interesse del legislatore, della giurisprudenza e delle autorità indipendenti ai diversi livelli territoriali circa le nuove ed emergenti modalità di tutela dei dati personali.
De iure condito, l'elaborato si propone di stabilire come collocare le nuove modalità di trattamento dei dati personali all’interno delle categorie e delle regole previgenti. De iure condendo, è invece interessante ipotizzare quali schemi regolatori e quali lacune e antinomie potrebbero scaturire da un’evoluzione delle tipologie di dati e dagli scambi degli stessi tra utenti e impresa e tra le imprese stesse.
La ricerca è da contestualizzare in un mercato in cui il dato personale assume un valore economico innegabile e di crescente portata.
La rilevanza economica dei dati personali si manifesta sotto vari profili. Da un lato, sono informazioni necessarie per la stipula o l'adempimento di un contratto, nonché uno dei presupposti per la sua conclusione. D’altra parte, permettono all’impresa che li detiene di personalizzare l’orientamento delle politiche commerciali non solo nei confronti del singolo utente, ma, attraverso la profilazione, anche di gruppi di utenti.
In primo luogo, pertanto, è opportuno chiarire i confini della nozione di dato personale, anche alla luce dell'emergente fenomeno dei big data e delle informazioni che, spesso inconsapevolmente, gli utenti trasmettono attraverso l'utilizzo di oggetti digitalmente connessi (cd. Internet of things).
L'elaborato si dedica poi, principalmente, all'analisi di quel fenomeno in virtù del quale la trasmissione del dato personale, da presupposto di validità del contratto e conseguenza dell’accettazione delle condizioni dello stesso, finisce per assumere la valenza di vero e proprio oggetto dell'operazione negoziale, destinato ad arricchire il titolare del trattamento, nonché a consolidarne la posizione di forza sul mercato, pur senza alcuna esplicita controprestazione destinata a compensare l'atto dispositivo dell'utente.
Si procede così all'indagine degli schemi contrattuali ipotizzabili, nonché dei rimedi civilistici eventualmente esperibili dai contraenti di un negozio tanto frequente nella prassi, quanto difficile da inquadrare giuridicamente.
Ci si interroga, dunque, circa la permeabilità della disciplina dettata a tutela dei dati personali - da ultimo con il Regolamento europeo n. 679/2016 - da parte dei rimedi codicistici del recesso e dell'ingiustificato arricchimento.
Inoltre, si ipotizza un giudizio di vessatorietà delle clausole volte a realizzare un assetto contrattuale non chiaro per l'utente, tenuto conto della profonda asimmetria informativa che connota la materia dell'accesso ai servizi informatici.
Si conclude con alcune considerazioni di portata generale in merito all'opportunità di ammettere o meno una vera e propria cessione a titolo oneroso dei propri dati personali, anche alla luce della “Proposta di direttiva della Commissione europea e del Consiglio relativa a determinati aspetti dei contratti di fornitura a contenuto digitale”, del 9 dicembre 2015, dalla quale pare trasparire un primo tentativo di regolamentazione dei rapporti tra fornitore del servizio digitale e consumatore che “paghi” il servizio con una controprestazione non economica, verosimilmente coincidente proprio con l’autorizzazione al trattamento dei dati personali.
De iure condito, l'elaborato si propone di stabilire come collocare le nuove modalità di trattamento dei dati personali all’interno delle categorie e delle regole previgenti. De iure condendo, è invece interessante ipotizzare quali schemi regolatori e quali lacune e antinomie potrebbero scaturire da un’evoluzione delle tipologie di dati e dagli scambi degli stessi tra utenti e impresa e tra le imprese stesse.
La ricerca è da contestualizzare in un mercato in cui il dato personale assume un valore economico innegabile e di crescente portata.
La rilevanza economica dei dati personali si manifesta sotto vari profili. Da un lato, sono informazioni necessarie per la stipula o l'adempimento di un contratto, nonché uno dei presupposti per la sua conclusione. D’altra parte, permettono all’impresa che li detiene di personalizzare l’orientamento delle politiche commerciali non solo nei confronti del singolo utente, ma, attraverso la profilazione, anche di gruppi di utenti.
In primo luogo, pertanto, è opportuno chiarire i confini della nozione di dato personale, anche alla luce dell'emergente fenomeno dei big data e delle informazioni che, spesso inconsapevolmente, gli utenti trasmettono attraverso l'utilizzo di oggetti digitalmente connessi (cd. Internet of things).
L'elaborato si dedica poi, principalmente, all'analisi di quel fenomeno in virtù del quale la trasmissione del dato personale, da presupposto di validità del contratto e conseguenza dell’accettazione delle condizioni dello stesso, finisce per assumere la valenza di vero e proprio oggetto dell'operazione negoziale, destinato ad arricchire il titolare del trattamento, nonché a consolidarne la posizione di forza sul mercato, pur senza alcuna esplicita controprestazione destinata a compensare l'atto dispositivo dell'utente.
Si procede così all'indagine degli schemi contrattuali ipotizzabili, nonché dei rimedi civilistici eventualmente esperibili dai contraenti di un negozio tanto frequente nella prassi, quanto difficile da inquadrare giuridicamente.
Ci si interroga, dunque, circa la permeabilità della disciplina dettata a tutela dei dati personali - da ultimo con il Regolamento europeo n. 679/2016 - da parte dei rimedi codicistici del recesso e dell'ingiustificato arricchimento.
Inoltre, si ipotizza un giudizio di vessatorietà delle clausole volte a realizzare un assetto contrattuale non chiaro per l'utente, tenuto conto della profonda asimmetria informativa che connota la materia dell'accesso ai servizi informatici.
Si conclude con alcune considerazioni di portata generale in merito all'opportunità di ammettere o meno una vera e propria cessione a titolo oneroso dei propri dati personali, anche alla luce della “Proposta di direttiva della Commissione europea e del Consiglio relativa a determinati aspetti dei contratti di fornitura a contenuto digitale”, del 9 dicembre 2015, dalla quale pare trasparire un primo tentativo di regolamentazione dei rapporti tra fornitore del servizio digitale e consumatore che “paghi” il servizio con una controprestazione non economica, verosimilmente coincidente proprio con l’autorizzazione al trattamento dei dati personali.
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