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Tesi etd-10162023-110934

Tipo di tesi
Corso Ordinario Secondo Livello
Autore
TOMASELLI, DAVIDE
Indirizzo email
davide.tomaselli@hotmail.com
URN
etd-10162023-110934
Titolo
La dicotomia migrante/rifugiato dal punto di vista dell’asilo SOGIESC: elementi decostruttivi del diritto dei rifugiati a livello internazionale e nel caso italiano
Struttura
Cl. Sc. Sociali - Scienze Politiche
Corso di studi
SCIENZE POLITICHE - SCIENZE POLITICHE
Commissione
relatore Prof.ssa BIONDI, FRANCESCA
Tutor Prof.ssa CRISTIANI, ELOISA
Presidente Prof. STRAZZARI, FRANCESCO
Membro Prof.ssa CAIANI, MANUELA
Membro Prof.ssa LORETONI, ANNA
Membro Prof. BRESSANELLI, EDOARDO
Membro Prof. NATALI, DAVID
Membro Dott. RAINERI, LUCA
Parole chiave
  • dicotomia migrante/rifugiato
  • diritto dell'immigrazione e dell'asilo
  • richieste di asilo SOGIESC
  • teorie critique queer del diritto
Data inizio appello
28/11/2023;
Disponibilità
parziale
Riassunto analitico
Questo contributo mira a colmare una lacuna della letteratura riguardante l'analisi delle conseguenze dell'evoluzione dell'asilo SOGIESC sul diritto internazionale, europeo e italiano dei rifugiati e in particolare sulla differenziazione tra rifugiati ‘forzati’ e migranti ‘volontari’. In particolare, questa ricerca prende in considerazione la dicotomia su cui si fonda il diritto dei rifugiati per valutare se e come l'asilo SOGIESC possa essere utilizzato come strumento critico per decostruirlo.
La ricerca procede in quattro fasi. La prima riguarda l'analisi della dicotomia migrante/rifugiato, la sua intersezione con il binomio volontario/forzato e la letteratura esistente sia sulle conseguenze dell'uso delle categorie giuridiche sia sull'origine storica e politica di questa differenziazione nel diritto dei rifugiati. La seconda fase propone una critica interna del diritto dei rifugiati attraverso la lente dell'asilo SOGIESC. Più specificamente, si sostiene che, mentre le richieste di asilo SOGIESC pongono numerose sfide alle interpretazioni tradizionali del diritto dei rifugiati, alcune delle soluzioni adottate negli ultimi decenni, come il discretion reasoning e il disbelief, rivelano gli effetti assurdi del tentativo di conciliare le conseguenze paradossali della divisione forzato/volontario e svelano il substrato di paradigmi normativi esterni che sono necessari per far funzionare la dicotomia rifugiato/migrante. La terza fase si addentra nell'analisi di alcuni di questi paradigmi normativi esterni e dei loro legami con i principi giuridici del diritto dei rifugiati. In questo senso, si suggerisce che il quadro concettuale dell'omonazionalismo sia particolarmente utile per comprendere l'asilo SOGIESC e alcune delle sue dinamiche contraddittorie. Infine, la quarta fase si occupa di declinare le riflessioni delle prime tre nel contesto europeo e in particolare italiano, testando le conclusioni teoriche ottenute alla luce di status legali eccedenti la dicotomia migrante/rifugiato.
Nelle sue conclusioni, questa ricerca sostiene che la differenziazione tra rifugiati ‘forzati’ e migranti ‘volontari’ non dovrebbe essere naturalizzata come un dato giuridico neutro. Al contrario, si suggerisce di decostruirla attraverso la genealogia storica e politica che ne determina l’applicazione attuale. A tal fine, si sostiene che l'asilo SOGIESC offra una posizione privilegiata per osservare criticamente questa dicotomia in quanto costituisce un campo di negoziazione simbolico per dinamiche più ampie come la continua ridefinizione dei confini mutevoli della protezione internazionale e il rafforzamento di un eccezionalismo della cittadinanza occidentale basato su discorsi legati a diritti umani e sessualità. Infine, si suggerisce che l'adozione di una posizione critica nei confronti dell'attuale sistema dei rifugiati non debba necessariamente comportarne il rifiuto. Al contrario, qualsiasi immaginazione di nuove strade da percorrere dovrebbe riconoscere che la Convenzione sui rifugiati è solo uno degli strumenti disponibili per offrire protezione e che anche gli studiosi e le studiose in questo campo dovrebbero iniziare a rifiutare e decostruire il loro "feticismo categoriale".
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