Tesi etd-11222019-001005
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Tipo di tesi
Master univ. II liv.
Autore
SAPORITO, LICIA AMBRA
URN
etd-11222019-001005
Titolo
IDRONEFROSI: DIAGNOSI DIFFERENZIALE
Corso di studi
ECOGRAFIA CLINICA ED APPLICAZIONI IN NEFROLOGIA
Commissione
relatore Dott.ssa PETRUCCI, ILARIA
Tutor Dott.ssa TORRISI, IRENE
Tutor Dott.ssa TORRISI, IRENE
Parole chiave
- cisti parapieliche
- idronefrosi
- imaging ecografico
- insufficienza renale acuta
Data inizio appello
11/12/2019;
Disponibilità
completa
Riassunto analitico
L’idronefrosi e’ una condizione clinica caratterizzata da ostruzione al flusso urinario che puo’ verificarsi in qualsiasi tratto delle vie urinarie, dal rene all’uretra.
Puo’ manifestarsi in maniera acuta o cronica, parziale o completa, unilaterale o bilaterale.
E’ una patologia importante da riconoscere in quanto se non trattata adeguatamente puo’ predisporre allo sviluppo di urosepsi fino all’end-stage renal disease per una serie di alterazioni emodinamiche che predispongono all’insorgenza di nefropatia interstiziale ischemica, di fibrosi, atrofia tubulare e di danno d’organo, costituendo le basi per lo sviluppo della nefropatia ostruttiva.
La sua diagnosi viene effettuata con diverse metodiche strumentali, tra le quali l’ecografia.
Si espone il caso clinico di una donna giunta al PS per insorgenza di macroematuria e aumento degli indici di ritenzione azotata tali da rendere necessario l’avvio al trattamento emodialitico.
L’indagine diagnostica eseguita inizialmente al PS e’ stata l’ecografia bedside che mostrava un rene destro grinzo e un rene sinistro di dimensioni aumentate con margini irregolari ed una differenziazione parenchimo-pielica non ben valutabile, ponendo il dubbio diagnostico tra la presenza di cisti di elevate dimensioni e la presenza di idronefrosi.
La familiarita’ positiva per nefropatie ha contribuito altresi’ a ritardare la diagnosi tra i due disordini.
La TC successivamente provvedeva a dirimere ogni dubbio rivelando la presenza di idronefrosi. L’esame ecografico è un’indagine strumentale fortemente operatore-dipendente, motivo per cui cio’ che puo’ “aiutarci” nel riconoscere un’idronefrosi da un’altra patologia, e’ l’osservazione della confluenza delle formazioni anecogene osservate, in una pelvi renale dilatata.
Altresi’ cio’ che deve far riflettere e’ l’utilita’ di un’ecografia eseguita in modo adeguato ed attento gia’ al primo approccio al paziente, onde evitare di “dirottare” il malato verso iter terapeutici errati.
Infatti laddove ci si basi al PS solamente sugli esami ematochimici che indicano un’insufficienza renale, non si e’ in grado di definire se si tratti di un danno d’organo acuto, cronico o acuto su cronico fino a che non si e’ a conoscenza della morfologia renale, per cui l’imaging ecografico rappresenta uno strumento essenziale per il lavoro del nefrologo e non solo.
Puo’ manifestarsi in maniera acuta o cronica, parziale o completa, unilaterale o bilaterale.
E’ una patologia importante da riconoscere in quanto se non trattata adeguatamente puo’ predisporre allo sviluppo di urosepsi fino all’end-stage renal disease per una serie di alterazioni emodinamiche che predispongono all’insorgenza di nefropatia interstiziale ischemica, di fibrosi, atrofia tubulare e di danno d’organo, costituendo le basi per lo sviluppo della nefropatia ostruttiva.
La sua diagnosi viene effettuata con diverse metodiche strumentali, tra le quali l’ecografia.
Si espone il caso clinico di una donna giunta al PS per insorgenza di macroematuria e aumento degli indici di ritenzione azotata tali da rendere necessario l’avvio al trattamento emodialitico.
L’indagine diagnostica eseguita inizialmente al PS e’ stata l’ecografia bedside che mostrava un rene destro grinzo e un rene sinistro di dimensioni aumentate con margini irregolari ed una differenziazione parenchimo-pielica non ben valutabile, ponendo il dubbio diagnostico tra la presenza di cisti di elevate dimensioni e la presenza di idronefrosi.
La familiarita’ positiva per nefropatie ha contribuito altresi’ a ritardare la diagnosi tra i due disordini.
La TC successivamente provvedeva a dirimere ogni dubbio rivelando la presenza di idronefrosi. L’esame ecografico è un’indagine strumentale fortemente operatore-dipendente, motivo per cui cio’ che puo’ “aiutarci” nel riconoscere un’idronefrosi da un’altra patologia, e’ l’osservazione della confluenza delle formazioni anecogene osservate, in una pelvi renale dilatata.
Altresi’ cio’ che deve far riflettere e’ l’utilita’ di un’ecografia eseguita in modo adeguato ed attento gia’ al primo approccio al paziente, onde evitare di “dirottare” il malato verso iter terapeutici errati.
Infatti laddove ci si basi al PS solamente sugli esami ematochimici che indicano un’insufficienza renale, non si e’ in grado di definire se si tratti di un danno d’organo acuto, cronico o acuto su cronico fino a che non si e’ a conoscenza della morfologia renale, per cui l’imaging ecografico rappresenta uno strumento essenziale per il lavoro del nefrologo e non solo.
File
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