Tesi etd-11252020-104709
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Tipo di tesi
Master di Secondo Livello
Autore
LORE, SILVIA
URN
etd-11252020-104709
Titolo
Smart working nell’era della digitalizzazione post-Covid: da soluzione d’emergenza a strategia per la sostenibilità
Struttura
Istituto di Management
Corso di studi
Corsi Alta Formazione - GESTIONE E CONTROLLO DELL'AMBIENTE: ECONOMIA CIRCOLARE E MANAGEMENT EFFICIENTE DELLE RISORSE
Commissione
relatore Prof. FREY, MARCO
Tutor Prof. BATTAGLIA, MASSIMO
Tutor Prof. BATTAGLIA, MASSIMO
Parole chiave
- covid-19
- digitalizzazione
- smart working
- sostenibilità
Data inizio appello
18/12/2020;
Disponibilità
completa
Riassunto analitico
Il cambiamento climatico e la diffusione della pandemia di COVID-19, complesse sfide della nostra epoca, accomunate dalla portata universale e dai tempi rapidi di sviluppo, rendono necessaria e urgente l’implementazione di politiche innovative, orientate non solo a limitarne gli effetti devastanti, ma a ridisegnare l’economia del futuro. In questo momento storico drammaticamente fuori dall'ordinario, è parsa evidente la fragilità delle misure a tutela della salute dell’uomo e dell’ambiente, ma come spesso accade nella tragedia, πάθει μάθος: dalla crisi, pur con profonde ferite, nasce la grande opportunità di dare una forte spinta all’innovazione con azioni concrete che rispettino il diritto alla sicurezza in tutte le sue forme.
La pandemia ha cambiato il volto delle città, alterando la quotidianità dei ritmi e degli spazi abitualmente utilizzati da famiglie, lavoratori, imprese, e promuovendo e velocizzando un cambiamento già in atto, spesso e ancora non del tutto accettato da realtà ancorate ad una visione lineare, consumistica, poco orientata al green. La vulnerabilità del nostro stile di vita di fronte agli sviluppi pandemici, acuita dagli effetti distruttivi di inquinamento e riscaldamento globale, ci impongono la necessità di collaborare e condividere azioni di progresso: non è più possibile procrastinare un intervento di pianificazione strategica per lo sviluppo sostenibile ed è ora di armarsi di una visione olistica e proattiva di fronte ai temi ambientali che integri aspetti economici, sociali, organizzativi con i principi guida dell’economia circolare.
Tecnologia e innovazione sono elementi chiave per coniugare la recente necessità di distanziamento sociale con l’esigenza di ridurre gli impatti ambientali delle attività umane. Essere connessi apre la strada a spazi di collaborazione virtuali condivisi, ecosistemi digitali con modalità relazionali tra biocenosi e biotopo tutte da definire, ma che ben si prestano all’inclusività, alla valorizzazione dei talenti, alla riduzione dello spreco di risorse fatte di materia, energia, ma anche di tempo, che insieme alla qualità dell’ambiente si configura come bene unico e prezioso a disposizione dell’uomo. Questa visione sposa armonicamente i Sustainable Development Goals dell’Agenda 2030, mirati a “incentivare una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile” (obiettivo 8) attraverso la diversificazione, il progresso tecnologico e l’innovazione; “costruire un’infrastruttura resiliente e promuovere l’innovazione ed una industrializzazione equa, responsabile e sostenibile” (obiettivo 9) anche attraverso investimenti in tecnologie dell’informazione e della comunicazione; e soprattutto “rendere la città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili” (obiettivo 11).
Chi ha accolto l’invito al cambiamento ha dimostrato, anche in piena emergenza, che è possibile essere presenti e resilienti anche a distanza, come hanno dimostrato i casi di successo di imprese pubbliche e private, che hanno portato avanti le loro attività da remoto senza un calo di efficienza. Una possibile strategia di circolarità post-emergenza è data dalla transizione verso soluzioni di lavoro agile e sostenibile, in smart working o modalità miste di lavoro in presenza e a distanza. Il tema del lavoro smart, tuttavia, non è sempre pago di chiarezza: necessita di linee guida che consentano una gestione delle risorse umane da remoto chiara ed efficiente, oggetto cardine della proposta di studio.
È ormai noto che lo smart working sia un approccio al lavoro alternativo per modalità, orari, obiettivi, ambienti. Introdurre soluzioni di lavoro a distanza misti, fissi o per turnazione può configurarsi come una misura vincente per rendere le città più sostenibili e in armonia con l’ambiente, grazie alla possibilità, ad esempio, di ridurre l’impatto sul traffico, scaglionare l’accesso ai mezzi pubblici, tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori, garantire spazi adeguati allo svolgimento delle prestazioni e soprattutto conciliare esigenze di vita e di lavoro.
Modelli manageriali dinamici, che in situazione di emergenza si sono posti come opzione unica, possono essere studiati per una pianificazione alternativa e flessibile del lavoro, in configurazioni smart non più come necessità, ma come best practice, eliminando vincoli spazio-temporali e puntando su una gestione delle HR orientata alla responsabilizzazione e scaglionata su fasi e obiettivi. Di tutti i possibili scenari, sarà necessario definire, con approccio interdisciplinare, confini, barriere e driver, per delineare il profilo ottimale di un management all’altezza della quarta rivoluzione industriale, che accolga la digitalizzazione come strumento cruciale per la competitività sul mercato, consapevole di quanto il suo impatto stia plasmando le catene del valore, e scelga una filosofia che rispetti e migliori la qualità della vita di tutti gli attori coinvolti nelle attività economiche.
Saranno oggetto di studio le seguenti tematiche: compatibilità del lavoro smart con le soluzioni di coworking introdotte dalla sharing economy e riprogettazione degli spazi fisici e virtuali di lavoro; infrastrutture tecnologiche a supporto della prestazione lavorativa; definizione dei target e accessibilità allo smart working; tutela della privacy e analisi dei rischi per la sicurezza dei software aziendali; time management; IoT e sovraccarico informativo; valutazione delle performance del lavoro agile; analisi degli impatti ambientali (mobilità, emissioni, energia, acqua, rifiuti) in gestioni flessibili della presenza e possibili interventi di efficientamento; servizi di igiene degli ambienti di lavoro; protocolli di sicurezza per lavoro in presenza e a distanza; riduzione dei costi e degli spazi di consumo; digitalizzazione delle imprese; connessione tra smart living, smart working, smart city.
La pandemia ha cambiato il volto delle città, alterando la quotidianità dei ritmi e degli spazi abitualmente utilizzati da famiglie, lavoratori, imprese, e promuovendo e velocizzando un cambiamento già in atto, spesso e ancora non del tutto accettato da realtà ancorate ad una visione lineare, consumistica, poco orientata al green. La vulnerabilità del nostro stile di vita di fronte agli sviluppi pandemici, acuita dagli effetti distruttivi di inquinamento e riscaldamento globale, ci impongono la necessità di collaborare e condividere azioni di progresso: non è più possibile procrastinare un intervento di pianificazione strategica per lo sviluppo sostenibile ed è ora di armarsi di una visione olistica e proattiva di fronte ai temi ambientali che integri aspetti economici, sociali, organizzativi con i principi guida dell’economia circolare.
Tecnologia e innovazione sono elementi chiave per coniugare la recente necessità di distanziamento sociale con l’esigenza di ridurre gli impatti ambientali delle attività umane. Essere connessi apre la strada a spazi di collaborazione virtuali condivisi, ecosistemi digitali con modalità relazionali tra biocenosi e biotopo tutte da definire, ma che ben si prestano all’inclusività, alla valorizzazione dei talenti, alla riduzione dello spreco di risorse fatte di materia, energia, ma anche di tempo, che insieme alla qualità dell’ambiente si configura come bene unico e prezioso a disposizione dell’uomo. Questa visione sposa armonicamente i Sustainable Development Goals dell’Agenda 2030, mirati a “incentivare una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile” (obiettivo 8) attraverso la diversificazione, il progresso tecnologico e l’innovazione; “costruire un’infrastruttura resiliente e promuovere l’innovazione ed una industrializzazione equa, responsabile e sostenibile” (obiettivo 9) anche attraverso investimenti in tecnologie dell’informazione e della comunicazione; e soprattutto “rendere la città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili” (obiettivo 11).
Chi ha accolto l’invito al cambiamento ha dimostrato, anche in piena emergenza, che è possibile essere presenti e resilienti anche a distanza, come hanno dimostrato i casi di successo di imprese pubbliche e private, che hanno portato avanti le loro attività da remoto senza un calo di efficienza. Una possibile strategia di circolarità post-emergenza è data dalla transizione verso soluzioni di lavoro agile e sostenibile, in smart working o modalità miste di lavoro in presenza e a distanza. Il tema del lavoro smart, tuttavia, non è sempre pago di chiarezza: necessita di linee guida che consentano una gestione delle risorse umane da remoto chiara ed efficiente, oggetto cardine della proposta di studio.
È ormai noto che lo smart working sia un approccio al lavoro alternativo per modalità, orari, obiettivi, ambienti. Introdurre soluzioni di lavoro a distanza misti, fissi o per turnazione può configurarsi come una misura vincente per rendere le città più sostenibili e in armonia con l’ambiente, grazie alla possibilità, ad esempio, di ridurre l’impatto sul traffico, scaglionare l’accesso ai mezzi pubblici, tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori, garantire spazi adeguati allo svolgimento delle prestazioni e soprattutto conciliare esigenze di vita e di lavoro.
Modelli manageriali dinamici, che in situazione di emergenza si sono posti come opzione unica, possono essere studiati per una pianificazione alternativa e flessibile del lavoro, in configurazioni smart non più come necessità, ma come best practice, eliminando vincoli spazio-temporali e puntando su una gestione delle HR orientata alla responsabilizzazione e scaglionata su fasi e obiettivi. Di tutti i possibili scenari, sarà necessario definire, con approccio interdisciplinare, confini, barriere e driver, per delineare il profilo ottimale di un management all’altezza della quarta rivoluzione industriale, che accolga la digitalizzazione come strumento cruciale per la competitività sul mercato, consapevole di quanto il suo impatto stia plasmando le catene del valore, e scelga una filosofia che rispetti e migliori la qualità della vita di tutti gli attori coinvolti nelle attività economiche.
Saranno oggetto di studio le seguenti tematiche: compatibilità del lavoro smart con le soluzioni di coworking introdotte dalla sharing economy e riprogettazione degli spazi fisici e virtuali di lavoro; infrastrutture tecnologiche a supporto della prestazione lavorativa; definizione dei target e accessibilità allo smart working; tutela della privacy e analisi dei rischi per la sicurezza dei software aziendali; time management; IoT e sovraccarico informativo; valutazione delle performance del lavoro agile; analisi degli impatti ambientali (mobilità, emissioni, energia, acqua, rifiuti) in gestioni flessibili della presenza e possibili interventi di efficientamento; servizi di igiene degli ambienti di lavoro; protocolli di sicurezza per lavoro in presenza e a distanza; riduzione dei costi e degli spazi di consumo; digitalizzazione delle imprese; connessione tra smart living, smart working, smart city.
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